Continuità, discontinuità e la svolta sperimentale
CONVEGNO INTERNAZIONALE
1922/2022 – MODERNISMO TOTALE (Università di Torino)
CONTINUITÀ, DISCONTINUITÀ E LA SVOLTA SPERIMENTALE
Centro Studi “Arti della Modernità”
18-19-20 Maggio 2022 – Torino
CALL FOR PAPERS
L’anno 1922 non segna la nascita del modernismo, né tantomeno ne racchiude il raggio d’azione, ma può senza dubbio indicare una cesura tra un inizio e una fine. Alcune opere chiave del modernismo letterario sono state concepite, scritte o completate in quell’anno: The Waste Land di T.S. Eliot, Ulysses di James Joyce, il Wozzeck di Alban Berg, le Duineser Elegien di Rainer Maria Rilke, Das Schloß di Franz Kafka, Sodome et Gomorrhe di Marcel Proust, per nominare solo le più note. Dal punto di vista teorico, Arnold Schönberg ha pubblicato la sua Harmonielehre, Viktor Sklovskij ha sviluppato la sua idea di straniamento (“l’arte come procedimento”) nella direzione di una teoria della prosa, Clive Bell e Roger Fry hanno elaborato la nozione di “forma significante”. Il 1922 ha visto inoltre l’emergere di altre cruciali produzioni culturali, entrate nel canone modernista solo lentamente, come il cinema, il cabaret, la danza, la musica popolare.
Un dialogo fra alto e basso?
Studi recenti hanno posto l’attenzione sui legami espliciti che collegano i capolavori del modernismo letterario a una serie di forme culturali popolari, come erano allora considerate le nuove arti, che reclamavano l’inclusione nel canone modernista, secondo quanto avrebbero presto sostenuto Benjamin, Kracauer e altri. Il 1922 pare rappresentare in questo senso uno spartiacque storico, nel quale le tradizionali opposizioni binarie tra l’alto e il basso, il vecchio e il nuovo, l’ordine e il caos sono scompaginate dal formarsi di gerarchie più complesse.
In che modo la cultura alta si è appropriata delle arti popolari e quali sono stati il significato e l’esito di questa ibridazione? In quali forme e con quali risultati le arti popolari hanno assimilato le sperimentazioni moderniste? Qual è l’interesse, oggi, di tali trasformazioni, incroci, svolte? Cosa distingue l’alto e il basso? Come li si può definire? Mettendo a confronto la produzione artistica attuale con quegli esperimenti innovativi, quali elementi di continuità e discontinuità si possono trovare? Ripensando oggi al 1922 si può ancora parlare di arte sperimentale? In cosa consiste l’eredità di quella rivoluzione?
Il Centro Studi “Arti della Modernità” (http://centroartidellamodernita.it/) organizzerà a Torino, nel maggio 2022, un convegno internazionale in presenza, salvo aggiornamenti, dal titolo 1922/2022 – Modernismo totale. Continuità, discontinuità e la svolta sperimentale. Il convegno è aperto a contributi su questi aspetti decisivi del modernismo nell’annus mirabilis del 1922, un anno in cui, come ha osservato Jean-Michel Rabaté, “si potrebbe essere tentati di sostituire l’espressione ‘alto modernismo’ con quella di ‘modernismo totale’”, o sostenere che l’oggetto primario e problematico del modernismo sia “la totalità appena prima che si trasformi in totalitarismo” (Rabaté 2015). Il convegno intende esaminare questa riformulazione di “alto modernismo” in “modernismo totale”, cogliendo anche i suoi riflessi nella cultura contemporanea, ed esplorare le modalità in cui “il Gesamtkunstwerk wagneriano può trasformarsi in una totalità artistica che combina tutti i media (musica, poesia, pittura, messa in scena, danza e film), sovrapponendo ciò che è più sperimentale a ciò che è più popolare” (Rabaté 2015).
Comitato scientifico: Alexander Etkind (European University, Firenze), Marie-Laure Ryan (Independent Scholar), Jens Brockmeier (American University, Paris), Andrei Bronnikov (Independent Scholar), Roxana Preda (University of Edinburgh), Ann Banfield (University of California, Berkeley).
Comitato organizzatore: Franca Bruera (Università di Torino), Giuliana Ferreccio (Università di Torino), Roberto Gilodi (Università di Torino), Luigi Marfè (Università di Padova), Daniela Nelva (Università di Torino), Massimiliano Tortora (Università di Torino).
Relatori invitati: Jean-Michel Rabaté (University of Pennsylvania), Peter Nicholls (New York University), Ann Banfield (forse su zoom) (University of California, Berkeley), Thomas Macho (Humboldt, IFK Wien), Guido Mazzoni (Università di Siena), Raffaele Donnarumma (Università di Pisa), Hubert Roland (Université Catholique de Louvain), Sigrid Weigel (Zentrum für Literatur- und Kulturforschung, Berlin).
Il comitato scientifico del convegno prenderà in esame le proposte di comunicazione che perverranno sui seguenti argomenti:
Forma vs. Performance
Fine e inizio
La relazione tra parole, cose e idee in letteratura e filosofia
Autonomia estetica/totalità estetica
Citazione, spaesamento, frammentismo
Il modernismo plurilingue e transnazionale
Il modernismo dell’Est Europa
Soggettività e anti-soggettivismo
Gesamtkunstwerk come espressione di un’epoca
L’arte internazionale: Bauhaus, Vchutemas e altro
L’architettura: Le Corbusier e Frank Lloyd Wright
Classicismi vecchi e nuovi
La musica e le nuove arti visive
Fotografia e cinema
Danza, cabaret, musica popolare
Dada vs. Surrealismo
Diaspora cosmopolita
Rivoluzioni conservatrici
Modernismo americano vs. modernismo europeo
Gli espatriati a Parigi, Londra, Berlino, Vienna
La città come spazio totale
Le proposte di comunicazione, di circa 250 parole, vanno indirizzate al comitato organizzatore tramite la casella email centrostudiartimodernita@gmail.com, entro il 15 dicembre 2021, insieme a un breve profilo biografico. Le proposte saranno valutate entro il 15 gennaio 2022. Gli interventi dovranno essere di 20 minuti ciascuno. La quota di iscrizione al convegno è di 70 euro per i relatori strutturati e di 40 euro per gli altri. Le lingue del convegno saranno l’inglese, il francese e l’italiano.
Una selezione dei contributi al convegno sarà ospitata dalla rivista internazionale peer-reviewed «Cosmo: Comparative Studies in Modernism» (ISSN 2281-6658, http://www.ojs.unito.it/index.php/COSMO). I contributi accettati saranno pubblicati sul numero di giugno 2023.
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